Tutti sogniamo.
Da sempre. Che lo vogliamo o no.
Di recente si è
scoperto che iniziamo a sognare ancora prima di affacciarci sul mondo. Infatti,
nel grembo materno, un bambino di poco più di 23 settimane è già in grado di
rielaborare le sensazioni percepite, presentando dei fenomeni comportamentali
molto simili a quelli degli adulti.
Nascendo, il
sogno non ci abbandona, ma anzi si trasforma in un momento sempre più
complesso, in cui il cervello riorganizza quanto ha registrato durante la fase
di veglia, analizza immagini, ricordi ed emozioni e, infine, come un grande
regista al lavoro, crea delle storie che talvolta hanno dell’incredibile.
Tuttavia, i sogni
migliori restano sempre quelli fatti a occhi aperti.
Idee, obiettivi,
progetti, ambizioni, desideri: solitamente più sono folli e più li amiamo
perché rappresentano l’io più intimo, la parte più vera della nostra persona
che spesso decidiamo di non mostrare agli altri.
Ma in una società
materialista e pragmatica come la nostra, che senso ha sognare ancora? Non è
insolito che i sognatori siano considerati i pazzi di turno che non andranno
mai da nessuna parte nella vita.
I sogni non
trovano posto nelle priorità del mondo d’oggi.
Non faranno abbassare
lo spread, non ci aiuteranno ad arrivare alla fine del mese, non ci daranno un
governo stabile, non ci procureranno una macchina di lusso affinché possiamo
suscitare invidia e ammirazione, nonostante la crisi stia facendo affondare
tutto il resto. Ormai nessuno crede più nel detto “i soldi non fanno la
felicità”, ma non mi stupirei se molti fossero d’accordo sul fatto che, invece,
sono i sogni a non renderci felici.
Eppure la storia
ci insegna che le grandi scoperte e invenzioni derivano propri da grandi sogni.
Quando Cristoforo
Colombo partì alla volta di quelle terre che credeva essere le Indie, aveva
solo tre caravelle e una teoria tutta da dimostrare e che per il tempo era
considerata folle oltre ogni dire. Pochi credevano nel navigatore genovese e
solo quando riuscì a trovare dei personaggi pazzi quanto lui o forse anche di
più, i re di Spagna, ebbe la possibilità d’intraprendere il suo viaggio.
La conclusione
gloriosa della spedizione è nota a tutti.
Similmente, per
citare uno dei tanti esempi, quando i fratelli Wright, inventori del primo
aeroplano, riuscirono a far volare una macchina motorizzata più pesante
dell'aria con un pilota a bordo nel 1903, furono naturalmente considerati dei
geni dell’aeronautica e dell’ingegneria. Ma dietro queste due menti brillanti,
ci deve esser stato molto di più. Prima di ogni cosa, devono essere stati due
bambini che amavano scrutare il cielo, guardare le nuvole e cercare di
riconoscere in esse le forme di cose esistenti nella realtà. Poi, gradualmente,
avranno maturato dentro di loro il desiderio di avvicinarsi sempre di più alla
volta celeste, fino a riuscirci davvero.
Si potrebbe
continuare per ore con casi simili, ma quello che conta è capire che i sogni
non sono un bagaglio ingombrante e inutile da buttare via.
Essi sono la
nostra più grande ricchezza, il carburante che ci permette di continuare ad
andare avanti lungo il duro cammino della vita, l’unica ragione che dà
significato alla fatica e al sacrificio.
Dunque non
spezzate le ali ai sognatori! Non siate distruttori di speranze ma promotori di
possibilità. Dentro ognuno di noi si trova un Cristoforo Colombo pronto a
cambiare il mondo con le sue idee, ma se nessuno gli darà mai una caravella,
sarà sempre e solo considerato un visionario, un illuso.
Non fatevi rubare
i sogni, difendeteli come la vostra stessa vita, con le unghie e con i denti se
è necessario, perché rappresentano un pezzo della vostra anima.
Infine lasciateli
custodire al Cielo perché, come diceva Cenerentola, “i sogni son desideri” e il
desiderio, dal latino “de sidera” che vuol dire “dalle stelle”, significa che
si tratta di un dono dall’alto.
E forse, chi lo sa, saranno proprio i
sogni, cosparsi di una luminosa polvere di stelle, a salvarci dal buio e
dall’oscurità di questo mondo.
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